Statuto Speciale della Regione Siciliana

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63501_1513642084134_1326887687_31190104_7606153_a.jpgL' Autonomia speciale è quella particolare forma di governo della Regione che fu concessa il 15 maggio 1946 alla Sicilia,da re Umberto II di Savoia disciplinata da uno Statuto speciale (art. 116 della Costituzione Italiana), che la ha dotata di una ampia autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria.

 

Grazie allo Statuto autonomistico, la Regione Siciliana ha competenza esclusiva, (cioè le leggi statali non hanno vigore nell'isola) su una serie di materie, tra cui beni culturali, agricoltura, pesca, enti locali, territorio, turismo, polizia forestale.

Ogni modifica allo Statuto, trattandosi di legge costituzionale, è sottoposta alla cosiddetta procedura aggravata, cioè a una doppia approvazione, a maggioranza qualificata, da parte delle Camere.

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere, infatti, sul territorio e ogni anno lo Stato Italiano sarebbe tenuto a fornire un ammontare da stabilirsi, con piano quinquennale, di denaro pubblico proveniente dalle altre Regioni per finanziare la Sicilia, così come stabilito dall'art. 38 dello Statuto della Regione Siciliana, articolo, come quelli di tutta la parte economica-finanziaria, ancora oggi non applicato, tant'è che vi è un conflitto istituzionale perenne fra Stato e Regione Siciliana.

 

L'Italia, ancora oggi, conferisce ogni anno solo una anticipazione forfettaria, per cui la Regione Siciliana vanta da decenni crediti mai saldati dallo Stato.

 

  • 1. Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione di lavori pubblici.
  • 2. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale.
  • 3. Si procederà ad una revisione quinquennale della detta assegnazione con riferimento alle variazioni dei dati assunti per il precedente computo.

 

Altro aspetto importante è contenuto nell'Art 37 dello Statuto della Regione Siciliana:

 

  • 1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
  • 2. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima. (Anche questo articolo non è stato sinora attuato ed inoltre le tasse dei siciliani confluiscono nella Tesoreria Unica Nazionale e solo una parte di esse viene poi ristornata alla Regione Siciliana.

 

Vi è , quindi, ancora un conflitto costante per la parte finanziaria fra Stato e Regione per la mancata applicazione dello Statuto Siciliano dopo tanti decenni. Allo Stato attuale, alla Sicilia che produce 90% di tutto il petrolio italiano con i suoi pozzi e le sue raffinerie, non rimane nulla in quanto le Industrie petrolifere hanno sede legale a Milano e pur estraendo in Sicilia, pagano le tasse in Lombardia.

 

 

166119_1513645644223_1326887687_31190119_2334817_a.jpgL'Assemblea regionale siciliana è l'organo legislativo della Regione siciliana, come previsto dal suo statuto speciale. In virtù del suo particolare stato legislativo, è l'unica assemblea regionale italiana a fregiarsi del titolo di parlamento e i suoi componenti sono definiti deputati.

 

Il parlamento siciliano viene considerato uno dei più antichi del mondo: nel 1097 ci fu la prima assise a Mazara del Vallo convocata da Ruggero I di Sicilia, di un parlamento inizialmente itinerante. Il parlamento siciliano era costituito da tre "rami" ("feudale", "ecclesiastico" e "demaniale").

 

Il ramo feudale era costituito dai nobili rappresentanti di contee e baronie, il ramo ecclesiastico era formato da arcivescovi, vescovi, abati e archimandriti, mentre il ramo demaniale era costituito dai rappresentanti delle 42 città demaniali della Sicilia. Il primo parlamento normanno non era deliberativo, ed aveva solamente una funzione consultiva e di conferma dell'attività del sovrano, specialmente nella tassazione, nell'economia e nelle guerre. I deputati erano scelti fra i nobili più potenti.


Dal 1130 la sede delle riunioni fu stabilita definitivamente a Palermo, nel Palazzo dei Normanni. Primo cambiamento radicale si ebbe conFederico II di Svevia, che permise l'acceso parziale anche alla società civile.
Dopo un periodo in secondo piano durante il regno degli Angioini, il parlamento divenne il fulcro fondamentale della organizzazione del Vespro siciliano. Il 3 aprile 1282, durante la sollevazione, la bandiera gialla e rossa con la triscele al centro venne adottata dal parlamento e ancora oggi costituisce la bandiera siciliana.

Con il Vespro ed il successivo insediamento di Federico III d'Aragona nel 1297, l'assemblea rafforzò il proprio ruolo centrale. In quest'epoca era composto prevalentemente da feudatari, sindaci delle città, dai conti e dai baroni, era presieduto e convocato dal re.


Il parlamento costituzionalmente aveva il compito di eleggere il re e di svolgere anche la funzione di organo garante del corretto svolgimento della giustizia ordinaria esercitata da giustizieri, giudici, notai e dagli altri ufficiali del regno.

 

Nel 1410 il parlamento siciliano tenne al palazzo Corvaja di Taormina, alla presenza della regina Bianca di Navarra, una storica seduta per l'elezione del re di Sicilia in seguito alla morte di Martino II. Con i successivi sovrani aragonesi la Sicilia perse la sua autonomia politica e un viceré governò l'isola. Con Carlo V nel 1532 fu di nuovo convocato a Palermo un parlamento, che continuò a riunirsi anche sotto Filippo II, conservando una sua autorevolezza.

 

Con i Borboni la Sicilia si ritrovò governata da Napoli e la funzione del parlamento si ridusse via via notevolmente sino alla rivoluzione seguita ai moti del 1848, quando riacquistò la sua centralità. A Palermo infatti, il 25 marzo dello stesso anno, si riuniva il "Parlamento generale di Sicilia", con un governo rivoluzionario composto da un presidente ed i ministri eleggibili dallo stesso presidente. Vincenzo Fardella di Torrearsa e poi Ruggero Settimo, furono eletti presidente. Dichiarò decaduta la dinastia borbonica e offrì il trono vacante di Sicilia al Duca di Genova, figlio secondogenito di Carlo Alberto di Savoia, che non accettò. La vita del Parlamento del 1848-49 durò brevemente e già con il cosiddetto "decreto di Gaeta" del 28 febbraio 1849 Ferdinando di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia, e l'assise si sciolse pochi mesi dopo.



La ricostituzione del parlamento si ebbe con la fine del secondo conflitto mondiale, quando, per depotenziare il vasto movimento indipendentista siciliano (MIS - Movimento per l'Indipendenza della Sicilia), fu concessa un'autonomia speciale e rinacque, il 25 maggio 1947, come "assemblea regionale siciliana".

 

Nel 1997 l'assemblea ha celebrato il suo 900º anniversario dalla prima assemblea, convocata nel 1097.

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